Il segreto del Capitano

Dedico questo racconto a tutti i miei cari: familiari, amici , compagni di lotte, colleghi di lavoro e particolarmente al mio babbo Piero e alla mia mamma Maria  !

andrea

Prefazione di Marco Valori

Difficile tenere a freno una persona vulcanica come Andrea, fin da quando ci siamo conosciuti l’entusiasmo e la passione messa in ogni progetto è sempre stata fonte di ispirazione e di sostegno nei momenti difficili. Non importa se si tratta di una cosa semplice o complessa, Andrea affronta tutto con l’energia e la capacità di sorprendersi di un bambino, caratteristica preziosa e molto rara nelle persone.

Adesso è una nuova fase della vita e anche stavolta i progetti non si contano.

La fantascienza è una delle tante delle passioni che ci accomunano, immergetevi nella lettura, vi divertirà e incuriosirà e se conosco un po’ l’autore… sarà solo il primo di una serie!

Grazie Andrea della tua preziosa amicizia e in bocca al lupo per tutti i tuoi sogni.

Ti voglio bene

Marco

Il segreto del Capitano

Introduzione

Un lampo accecante illumina la mia stanza , guardo fuori dalla finestra e un fragore assordante rimbomba intorno a me; facendo vibrare rumorosamente i solai di legno, con timore scendo dal letto inciampando nel tappeto sempre più logoro e leggero, impreco contro la mia spilorceria che dopo 10 anni mi impedisce di comprarne uno nuovo e mi avvicino alla finestra.

Fuori sembra scatenato l’inferno, il cedro del libano si piega come un salice sotto le folate di un vento possente e rabbioso spingendo le sue fronde a lambire la mia terrazza; quando ecco un secondo lampo improvviso e abbagliante , le mie mani corrono alle orecchie appena in tempo per coprire il rumore del tuono.

Vedo un’ombra nel giardino che furtiva si spinge verso il casotto del giardiniere e da lì verso il fiume, “chi si metterebbe in giro a quest’ora nel bel mezzo di questa maledetta bufera?” mi domando; il tutto mi inquieta ma già all’accademia dicevano che ero più curioso di una scimmia ed avevano ragione.

Inseguimento nella zona minata

Fu proprio la mia curiosità che mi fece perdere i galloni e radiare dalla marina militare; con la mente torno a quella sera in cui vidi tuffarsi dal ponte una sagoma luminescente che iniziò a nuotare più veloce della corvetta , nuotava e saltava come un delfino e quando era in aria emetteva una luminescenza blu elettrico, continuando quella danza fino a sparire dalla mia vista.

Azionai la sirena e convocai gli ufficiali in plancia, spiegai cosa avevo visto e dissi che volevo capire di cosa si trattasse, nessuno oltre me aveva notato lo strano fenomeno e mi chiesero quale fosse la rotta di seguire.

La creatura stava dirigendosi verso la zona minata che ci difendeva dagli sbarchi dei clandestini, a questo punto i miei ufficiali dissero che era troppo pericoloso avventurarci nella zona minata anche per le condizioni meteo che stavano rapidamente peggiorando.

Ero troppo dannatamente curioso per lasciar perdere una cosa così strana , cercai di tranquillizzare la plancia dicendo che i nuovi sensori antimina ci avrebbero protetto e che non ci sarebbero stati rischi, il primo ufficiale volle prima appuntare il suo parere difforme sul diario di bordo per poi mettersi al timone come da me richiesto, rotta 30 gradi est.

Dopo circa mezz’ora un fulmine colpì l’antenna dei sensori e ci trovammo ciechi nella zona minata , ci guardammo tutti atterriti: cosa poteva aver annullato il sistema di protezione ambientale ?

Proprio in quel momento una potente esplosione a prua scosse la nave , le apparecchiature di plancia presero fuoco ed io comandai immediatamente di abbandonare la nave, mentre l’equipaggio si precipitava alle scialuppe io mi arrampicai sulla coffa per vedere se c’era traccia della creatura che avevo finora inseguito invano.

Mentre il vento mi sferzava la faccia schiaffeggiandomi con l’acqua del mare io stringevo le palpebre per vedere meglio e in effetti vidi un certo bagliore non troppo lontano, quando un’onda più forte delle altre mi colpì in pieno facendomi crollare sul ponte privo di sensi.

La grotta in fondo al mare

La testa mi pareva sul punto di esplodere , sentivo le vene delle tempie pulsare con forza e la lingua secca come carta vetrata che mi opprimeva la bocca; mi chiedevo quale razza di sbronza avesse potuto conciarmi in quel modo, quando ricordai il tuffo dalla coffa e il secco rumore del corpo che rovinava sul ponte, poi il buio.

Dove mi trovavo? chi mi aveva portato via dalla nave prima che affondasse ? Quasi con timore aprii leggermente l’occhio destro, piano piano senza muovere un muscolo; mi trovavo in una grotta umida pervasa da una timida luminescenza bluastra , ero adagiato sopra un piano levigato che pareva di marmo al tatto tanto era liscio e freddo.

Sopra di me alcune lampade proiettavano quella luce surreale che tanto mi angosciava e si sentiva intorno il ronzio di ventole che forse aspiravano o soffiavano l’aria in quella che cominciavo intuire essere una specie di sala operatoria.

Con estrema cautela iniziai a muovere la testa per vedere il resto della stanza e le mie prime impressioni furono confermate, intorno a me c’erano decine di apparecchiature che brillavano dell’aurea bluastra e avevano finestrelle colorate su cui spiccavano simboli bizzarri quasi come dei geroglifici egizi.

Risultati immagini per geroglifici da colorare

Accanto al piano dove ero adagiato c’era una specie di trapano da dentista con molti più accessori dalla foggia sconosciuta e inquietante, provai ad alzarmi ma era come se fossi attratto da una forza sconosciuta sul piano e a nulla servivano gli sforzi che facevo, restavo incollato su quella specie di tavolo operatorio .

Con uno strano ronzio si aprì un varco su una delle pareti della grotta e entrò dentro un essere umanoide che pareva fatto di energia e luce , era proprio l’essere che stavo inseguendo; la creatura si mise a trafficare al trapano e attivò un utensile appuntito che si posizionò sulla mia fronte emettendo un caldo raggio arancione, volevo urlare ma non potevo muovere la bocca ero come paralizzato così persi i sensi ancora una volta.

Oreip

Al risveglio trovai l’essere vicino a me che pareva fissarmi , “Chi sei e dove mi trovo?” , domandai con tono supplichevole meravigliandomi prima di poter parlare secondo di esprimermi in un linguaggio nuovo mai sentito prima di allora.

L’essere mi rivolse attenzione “Mi chiamo Oreip e ti trovi in fondo al mare in una grotta artificiale. Tu come ti chiami e perché mi stavi inseguendo ? ” fu l’interlocutoria risposta di Oreip , “Io sono il Capitano Bastioni ti inseguivo perché ti avevo visto saltar giù dal ponte della mia nave e volevo sapere che ci facevi a bordo.” replicai seccamente.

“Puoi spiegarmi come faccio ad aver imparato il tuo linguaggio in modo così veloce ed efficiente” chiesi ad Oreip che si mise comodo e mi invitò  a scendere dal tavolo dove ancora mi trovavo, osservai meglio quell’essere che sembrava fatto di una sostanza gelatinosa simile a quella delle meduse solo che pareva emettere una luminescenza blù elettrica , l’aspetto era umanoide completamente glabro con due antenne frontali, grandi occhi scuri naso e bocca molto piccole rispetto agli occhi.

Aveva le orecchie quasi attaccate alla testa sottili ed appuntite , il volto nel suo insieme risultava gradevole e non incuteva paura o soggezione , un lungo e sottile collo raccordava un busto magro con due esili braccia le cui mani avevano tre affusolate dita palmate  che parevano essere tutte opponibili .

Oreip si muoveva eretto sulle due lunghe gambe con una cadenza oscillante tanto che sembrava quasi una danza, indossava una tuta aderente tanto da parere un tutt’uno con il corpo che fasciava in modo perfetto senza la minima piega.

alienoblu

Mi indicò un cubo invitandomi a sedermici sopra , come toccai il cubo questo si modellò immediatamente al mio corpo sostenendomi e fasciandomi completamente ma senza darmi l’oppressione di un contenimento forzato, piuttosto un caldo e delicato abbraccio che mi consentiva ed agevolava ogni movimento, era un po’ come essere immerso in una piscina piena di gel asciutto.

Oreip accoccolato sul suo cubo iniziò a parlare: “Siamo arrivati sulla terra quasi un milione di anni terrestri fa, per rifornire la nostra navicella di acqua, che per noi oltre ad essere fonte di vita è anche fonte di energia , infatti i nostri motori ad induzione spazio temporale si alimentano ad idrogeno arricchito. Stavamo per ripartire quando un immenso meteorite cadde sulla terra creando un cratere grande come un oceano , la polvere sollevata si disperse nell’atmosfera e la terra sprofondò nel buio,  stava iniziando una era glaciale. In quelle condizioni non potevamo ripartire la nostra navicella non poteva superare la spessa coltre di polvere ed il varco spazio temporale non poteva essere aperto in presenza di atmosfera. eravamo bloccati sulla Terra fin quando l’atmosfera non si fosse ripulita”.

Queste ultime rivelazioni mi lasciarono di stucco, Oreip aveva più di un milione di anni ! dopo un attimo di pausa l’Alieno riprese il suo racconto : ” Io ed Airam la mia compagna di viaggio cercammo un posto sicuro, trovammo questa grotta sottomarina entrammo in ibernazione in capsule di stasi programmate per svegliarci quando l’atmosfera si fosse ripulita. Purtroppo il sensore atmosferico fu danneggiato, non posso sapere da cosa , forse un fulmine o un animale , fatto sta che non arrivò mai il segnale di risveglio e continuammo a dormire per oltre un milione di anni”.

ibernazione

Oreip mi indicò con un dito una strana alcova di vetro in un angolo della stanza e intuii così che si trattava di una capsula criogenica la mia curiosità si stava abbeverando avidamente alla fonte dell’alieno ma un particolare mi fece sbottare : “Avevi detto che eravate in due, come mai c’è solo una capsula qui ?”,  Oreip mutò espressione (poi capii che era una smorfia di dolore) e con tono tremulo mi rispose : “Capitano, Airam purtroppo non ce l’ha fatta,  era molto più fragile di me e una stasi così lunga certamente le aveva deteriorato i centri nervosi facendole dimenticare tutto, al suo risveglio era infuriata, distrusse la sua criocapsula e si tuffò nelle profondità abissali  dell’oceano, da allora la sto cercando . E’ stato il motivo per cui son salito sulla vostra corvetta con la speranza di trovare notizie di un suo avvistamento ma da come mi guardate ho compreso che non avete mai incontrato nessuno della mia specie. Veniamo da un pianeta che si chiama  Onatnol ed è distante circa 45.000 milioni di anni luce , ossia all’estremo limite di questo universo. La mia razza si sposta fra le stelle da sempre, siamo esploratori e cerchiamo come tutte le creature senzienti risposte a domande tanto ataviche quanto elementari: chi siamo? da dove veniamo? dove siamo diretti?”.

Provai a pizzicarmi un braccio per verificare di non essere in un sogno , in effetti ero sveglio e tutto stava succedendo davvero! Avevo sempre creduto che l’essere umano non fosse solo nell’universo ora ne avevo le prove, Oreip parve comprendere il mio sgomento e anticipò la mia prossima domanda : “Possiamo comunicare perchè ho installato dei nano sensori nel tuo cervello, questi in effetti si comportano come delle antenne e permettono una comunicazione celebrale non verbale una specie di telepatia assistita. Se questa cosa va contro i tuoi limiti etici non esitare a dirmelo , con la stessa facilità con cui li ho installati posso rimuoverli, se invece ti va possiamo scambiarci le informazioni in modo asequenziale, ossia senza uno schema sincrono successivo ma con assimilazione parallela. Le forme comunicative che tu conosci e che stiamo usando anche in questo momento sono del tipo sequenziale , apprendi una nozione per volta , unisci mentalmente le lettere che senti fino a formare una parola e poi una frase, la comunicazione asequenziale che voglio proporti ti consente in un attimo di assimilare esperienze, studi , capacità, emozioni e tutto in un solo istante! ”

Il fatto di poter comprendere cose finora impensabili, di acquisire esperienze ultra milionarie in solo attimo mi incuteva una certa apprensione, di una cosa ero certo se avessi fatto questa cosa, dopo sarei stato un’altra persona era come rinascere, ma l’ho già detto la curiosità è la mia dannazione da sempre e quindi pur con una certa esitazione accettai questa fusione mentale .

La strana ombra

Un altro forte tuono mi scuote da quelle memorie e torno ad osservare il giardino dove noto una vaga ombra dirigersi verso il fiume.

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Non chiedevo di meglio , un mistero ! Adesso si che il sangue corre veloce e posso sentire il rumore del mio cuore , mi getto addosso un vecchio pastrano prendo il mio bastone da escursione e corro fuori casa verso il fiume.

Appena dietro il vecchio olmo si trova un’altana da caccia che uso per osservare il passo dei migratori, quale miglior punto di osservazione ? Salgo sull’altana e vedo l’ombra misteriosa emettere a cadenza un bagliore bluastro che mi riporta all’esperienza in fondo al mare di tanti anni fa.

L’ombra sparisce dietro un cespuglio come  inghiottita dalla terra, mi precipito sul posto e vedo delle tracce strane sul terreno che intuisco essere i bordi di una botola; in effetti spostando le frasche si vede chiaramente un portello con una lastra di vetro al centro , provo ad osservare la lastra da vicino quando due raggi rosa chiaro mi colpiscono entrambi gli occhi senza però produrre nessuna sensazione dolorosa.

“Buona sera Capitan Bastioni”! Una voce meccanica mi da il benvenuto mentre la botola si apre cigolando su una scalinata metallica che scende sotto terra; arrivo in una saletta illuminata da una fluorescenza bluastra e riconosco le icone del linguaggio di Oreip , nella mia testa d’un tratto si forma una immagine e percepisco chiaro un saluto: “Caro Capitan Bastioni che piacere vederla di persona, ho letto di Lei in una memoria di mio padre Oreip. Son venuto a cercarla inseguendo il segnale che le vibrazioni tipiche di un manufatto Onatnoliano irradiano , sapevo che mio padre le aveva regalato un disco immagine e confidavo che fosse ancora in suo possesso , però non sapevo come fare a riconoscerla , quindi mi sono affidato alla sua proverbiale curiosità e diciamolo pure coraggio. Il resto lo ha fatto il tracciato della sua retina oculare e la base dati della nostra Intelligenza Artificiale “.

Guardo a destra e intravedo avvolta in un cuborelax la sagoma della creatura fluorescente che in effetti mi ricorda molto Oreip anche se il volto pare meno affilato e più tondeggiante: “Oh bella ! esclamo con un sentimento misto fra stupore e piacere; chi avrebbe mai detto che Oreip avesse un erede sulla terra? mi disse che erano rimasti solo in due lui e Airam! ma che questa era fuggita e lui non sapeva dove.”

“Eh sì sono Iluig figlio di Oreip e Airam sono sopravvissuto solo grazie all’intervento di Adem (la I.A. di bordo della navicella di mio padre) poichè mio padre e mia madre sparirono appena ritrovati inseguendosi nelle profondità dell’oceano, le uniche immagini che ho di loro sono le registrazioni nel giornale di bordo della navicella. Prima che i miei genitori andassero in Criostasi per attendere la ripulitura dell’atmosfera, vollero avere un momento di intimità per salutarsi, successivamente  Adem non riuscì a  rilevare che mia madre era rimasta incinta, quindi anche il mio feto appena fecondato fu posto in criostasi e in effetti anche io ho oltre un milione di anni.”

Il pianeta Onatnol 

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Mi svegliai con un sobbalzo come quando sei in apnea notturna, ero sudato e  la testa ronzava come un alveare di vespe, ah ecco avevo fatto la fusione mentale con Oreip , chissà se anche su di lui aveva avuto gli stessi effetti?

Mi venne in mente un tramonto bellissimo che avveniva insieme ad un’alba, come per magia nello stesso momento due soli si alternavano all’orizzonte , le nebulose che facevano da sfondo a quello spettacolare evento del pianeta Onatnol.

La fusione mentale mi aveva aperto ogni nozione e memoria di Oreip e adesso potevo chiaramente leggere il linguaggio iconografico che veniva proiettato sui monitor di quella che ormai avevo capito essere la plancia di una navicella spaziale.

Oreip mi stava fissando in disparte e pareva divertito dalle esclamazioni colorite con cui condivo ogni novità che mi veniva a mente da quella straordinaria esperienza, avevo sete e con sicurezza aprii uno stipetto che conteneva un calice di un liquido ambrato, che mi nutriva e dissetava allo stesso momento, la navetta non aveva più segreti per me sapevo senza averne conoscenza, era come un fatto istintivo.

Così fu sufficiente pensare a Onatnol che mi apparirono le città , le valli e i fondali marini arricchiti da castelli di corallo verde e porpora dal cui interno filtravano luminescenze a volte gialle a volte turchesi.

Vedevo le scuole dove i bambini apprendevano i segreti dell’universo semplicemente giocando a manipolarli, dato che la conoscenza era un bene universale distribuito già alla nascita, ogni nuova scoperta veniva celebrata dall’intero pianeta come evento di festa e immediatamente condivisa nello scibile collettivo.

Vidi il primo incontro di Oreip e Airam erano in un grande salone dove veniva suonata una melodia ritmata da strane creature che emettevano suoni sfregando le dita delle quattro mani su dei telai che assomigliavano ad arpe, in quella sala le coppie danzavano e producevano bagliori luminosi ritmati a mò di luci psichedeliche, così senza alcuna parola i due giovani iniziarono a danzare in un turbine di luci e suoni.

L’esito della danza fu l’inizio dell’amicizia fra Oreip e Airam, scoprirono in seguito di essere entrambi attratti dall’esplorazione spaziale e che stavano facendo le selezioni per collaudare il primo prototipo di navicella ad induzione spazio temporale .

Così andarono insieme alla base spaziale dove dopo lunghe procedure di analisi e test congnitivo-fisiologici furono selezionati per formare un equipaggio esplorativo per il primo viaggio intergalattico con motori a induzione ST (Spazio Temporali).

Crescere sotto il mare

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Un forte tremore mi distolse dai ricordi e mi ritrovai ad ascoltare Iluig raccontarmi la sua storia:

“Mia madre aveva subito dei gravi danni durante la criostasi, in effetti non ricordava niente  e l’unica cosa che la guidava era il suo istinto e la conoscenza globale che era parte di lei così al risveglio associò ad una sensazione di dolore e sofferenza sia la capsula criogenica che l’ambiente dove questa si trovava. Fuggì così verso le profondità marine più estreme che lei sentiva amiche e familiari, trovò una enorme caverna sottomarina illuminata da fosfori verdi e riscaldata da una bolla di acqua termale che chissà da quale profondità proveniva. Si nutriva di piccoli molluschi e di deliziose alghe arancioni che avevano dei frutti simili a bacche di ginepro, per dissetarsi usava l ‘acqua termale che aveva buone componenti minerali e non era salata . Durante le sue esplorazioni aveva trovato nei fondali numerosi relitti di imbarcazioni di ogni epoca e anche scheletri di gigantesche creature sottomarine,   così con quell’eterogeneo e improvvisato materiale  costruì una capanna nell’isolotto al centro della grotta, per ripararsi dalle folate di vento gelido che a volte arrivavano da alcune piccole grotte che circondavano tutta la caverna alternandosi a secchi getti di aria calda. Il tempo passava e la gravidanza si concluse felicemente con la mia nascita, Airam fu una bravissima madre che provvide al mio svezzamento, mi portava sempre con lei durante le sue esplorazioni e una volta notammo una tenua luce provenire da sotto un banco di corallo, seguendo la luce trovammo l’ingresso ad un’altra caverna sottomarina, al cui centro  si trovava un edificio fatto da blocchi di marmo con una geometria primitiva che manteneva un tetto triangolare sorretto da colonne ornate da capitelli e basi che parevano di metallo pregiato chissà quale civiltà sottomarina aveva costruito quello che sembrava un tempio. Pur essendo un infante avevo già un discreto grado di autosufficienza e come tutti gli Onatnoliani possedevo la  conoscenza globale fu così che con alcuni materiali trovati nei relitti costruii un pacco potenza e un trasmettitore ad onde delta, come hanno solo nel mio pianeta d’origine tentando di comunicare con qualcuno del mio mondo “.

Ecco che mi tornò in mente l’esultazione di Oreip quando ricevette uno strano segnale nella navetta , mi spiegò che forse aveva trovato Airam ma che si trovava molto lontano e in un luogo dove non era sicuro che andassi anche io, mi chiese quindi di mantenere il segreto su tutto quanto avevo appreso e sull’esistenza di Onatnol e mi consegnò quello che definì un disco immagine rinchiuso in uno strano scrigno sigillato che a suo dire poteva essere aperto soltanto da un soggetto della sua razza, impostò una rotta verso terra e mi lasciò sopra ad una scogliera vicino al mio porto di attracco, io lo salutai e gli garantii con la mia parola d’onore di ufficiale di marina che avrei mantenuto il segreto.

Il segreto del Capitano

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Lo scrigno! Era quello il manufatto che emetteva le vibrazioni che avevano guidato Iluig fino a me, quante ore nelle notti insonni sono stato ad osservare quell’affascinante manufatto, quante volte ho dovuto combattere contro la mia proverbiale curiosità per evitare di cedere alla tentazione di scassinare in qualche modo lo scrigno e nonostante questo  sono riuscito per tutto quel tempo a mantenere la parola data ad Oreip.

Mi pare ieri il processo alla corte marziale dove venivo accusato di negligenza grave e violata consegna , ricordo i baffi del contrammiraglio che sembravano vibrare di vita propria mentre questi pronunciava la sentenza : “Visti: i precedenti esemplari della carriera militare del Capitan Bastioni, considerate le numerose onorificenze, valutate le condizioni meteo particolarmente avverse, preso atto delle annotazioni del giornale di bordo e sentite le testimonianze dei militari coinvolti.  Questa corte marziale condanna  il Capitano di vascello Aurelio Bastioni: all’esonero dal comando a tempo indeterminato, al congedo a tempo indeterminato e alla perdita del grado fino a quello di Capitano di Corvetta.”

La tentazione di giustificarmi per aver sì rischiato la nave ma al fine di fare il primo incontro con una razza extraterrestre fu grande ma seppi resistere , rimasi sugli attenti mentre venivano tolte due barre dai miei gradi e decretato il  congedo anticipato.

Tornando al presente Guardo Iluig e gli dico che gli avrei portato immediatamente lo scrigno ma solo se mi promette di farmi partecipare alle ricerche di Oreip e Airam, l’alieno emettendo un intenso bagliore turchese a significare approvazione e gioia e mi dice ” Capitano non sapevo come chiedervelo ma davvero avrei bisogno del suo aiuto per fare un ultimo tentativo di ritrovare i miei genitori.”

La bufera fuori dalla capsula sembra calmata così torno a casa, prendo il mio sacco da viaggio che da buon militare tengo sempre pronto ai piedi del letto, in una sacca laterale ci metto il famoso scrigno misterioso e in men che non si dica sono nuovamente al cospetto di Iluig all’interno della navetta .

Porgo lo scrigno all’alieno che lo tiene con delicatezza quasi avesse paura di romperlo , lo appoggia su un banco e preme con le sue tre dita destre il centro del coperchio dove ci sono tre pulsanti in rilevo.

Con uno scatto meccanico il coperchio si apre e la parete centrale dello scrigno si ribalta , il disco immagine era lì davanti ai nostri occhi, si trattava di un disco metallico o meglio pareva metallico oppure di un cristallo temperato lucentissimo, al centro si notava una gemma verde smeraldo dalla quale scaturivano raggi luminosi che componevano un volto Alieno .

La testa parlante pare guardarsi intorno e con accento atonico dice “Unità disco immagine 231 a rapporto, ci sono comandi?”.

Iluig si anima e rivolgendosi al congegno : “Sai come ritrovare mio padre e mia madre? ” L’immagine prontamente risponde: “Posso supporre che tu sei il figlio di Oreip Iluig , forse posso aiutarti, tuo padre una volta ricevuto il messaggio che tu avevi inviato e che lo aggiornava sulle condizioni tue e di Airam, mi istruì a dovere prima di lanciarsi alla vostra ricerca e quindi mi informò della sua intenzione di calarsi in un pozzo submarino poco distante dalla grotta dove sei cresciuto, poichè aveva ricevuto dei segnali che parevano Onatnoliani anche da quella zona. Mi consegnò le coordinate spazio temporali per tornare a Onatnol ma che purtroppo causa il lungo tempo trascorso erano diventate inaffidabili e non venivano accettate dallo stabilizzatore del motore ad induzione ST” .

Mentre rifletto su quello che il congegno aveva appena detto mi torna in mente un particolare del racconto di Iluig   “…. una volta notammo una tenua luce provenire da sotto un banco di corallo, seguendo la luce trovammo l’ingresso ad un’altra caverna sottomarina, al cui centro  si trovava un edificio fatto da blocchi di marmo con una geometria primitiva che manteneva un tetto triangolare sorretto da colonne ornate da capitelli e basi che parevano di metallo pregiato chissà quale civiltà sottomarina …. ” .

Caspita ho capito dove si deve  cercare gli alieni, dico a Iluig che ho una traccia e lui subito mi chiede le coordinate , eccoci in un solo attimo proprio all’imbocco di quella caverna sottomarina ad almeno a 12.000 metri sotto il livello del mare ….

Il salvataggio

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E’ incredibile! l’enorme pressione del fondale marino pare non aver alcun effetto sulla navicella … Iluig mi rassicura e mi allaccia un collare speciale che crea una sfera di contenimento intorno a me, mi invita quindi a seguirlo fuori fino al bordo del cratere.

Io da buon militare faccio presente a Iluig che siamo disarmati e che potrebbe essere saggio avere almeno un po’ di difesa , mi consegna allora un congegno che io già so riconoscere come un cannone osmonico , arma potentissima in grado di disgregare in un attimo il suo bersaglio facendolo disciogliere nell’acqua.

Grazie al collare mi muovo sul fondale marino senza alcuna difficoltà o impiccio e respiro normalmente , la pressione esterna viene annullata dal quello che so essere uno speciale campo di forza , Iluig mi mostra l’entrata della caverna .

Con circospezione arriviamo fino a quello che pare davvero un tempio e notiamo al centro un mosaico che raffigura un pianeta con 2 soli adagiati su una specie di binario io e Iluig ci guardiamo è Onatnol ! tocco un sole e questo si muove , lo avvicino all’altro sole ed ecco che si apre una botola con delle scale che discendono ancora !

Prima di scendere suggerisco di bloccare il meccanismo di chiusura della botola  non si sa mai, la mia carriera militare mi aveva insegnato che la prudenza ritarda il risultato ma a volte ti salva la vita

Alle pareti iconografie del pianeta di Oreip avvertono del pericolo e vietano l’accesso ai non adetti al lavoro !!! Arriviamo così in fondo, dove troviamo una stanza con 4 capsule criogeniche come quella che mi fece vedere anni prima Oreip, due di queste contenevano alieni mentre le altre erano vuote. Gli schermi sulle capsule indicavano che era tutto a posto e che attendevano di essere disattivate manualmente , erano Oreip e Airam ancora una volta in ibernazione.

Iluig riesce a sospendere l’ibernazione e le capsule si aprono producendo una nebbia grigiastra , dopo qualche minuto escono fuori Oreip ed Airam che si guardano e si abbracciano emettendo bagliori ambrati che esprimono emozione e felicità, insieme abbracciano anche il loro figlio ormai adulto e i bagliori emessi a questo punto diventano violacei e gialli .

Finiti i convenevoli ci spiegano che erano rimasti intrappolati nella caverna che fu allestita da alcuni scienziati Onatnoliani venuti in loro soccorso quasi un milione di anni fa , le loro ricerche ai quei tempi non dettero buon esito , così provarono in altri settori temporali fino a circa 15  anni prima dopo di che pare non fossero più tornati.

Avevano allestito quel laboratorio nascosto in fondo al mare per studiare la natura di quel bellissimo mondo che era il terzo pianeta di quel sole giallo ,  Airam trovò per prima il laboratorio e quando fu raggiunta da Oreip riuscì ad ascoltarlo e piano piano recuperò la memoria .

Avevano deciso di tornare alla navicella dove si trovava Iluig quando un guasto del meccanismo di apertura del portello di uscita li bloccò nel laboratorio , che fare ? I viveri nel laboratorio erano quasi finiti, l’unica speranza era che Iluig crescendo ritrovasse il disco immagine che Oreip aveva lasciato a Capitan Bastioni solo che potevano passare anni prima che questo accadesse, oppure potevano tornare gli scienziati Onatnoliani ma chissà se e quando ? Decisero così di porsi ancora una volta in criostasi e a quanto pare fu una scelta fortunata!

Fra le cose che trovarono nel laboratorio c’era anche un disco immagine lasciato dagli scienziati e fu con immenso piacere che scoprirono che aveva le mappe spazio temporali aggiornate , adesso potevano impostare correttamente le coordinate e tornare ad Onatnol pochi minuti dopo la loro partenza oltre di milione di anni prima.

Mi riportano a casa e come ricordo mi lasciano il disco immagine e il collare sottomarino oltre ad altri manufatti alieni del quali avrei scoperto le funzioni con il tempo, promettono di tornare a trovarmi e decollano con un bagliore fino a lasciare la nostra atmosfera , una volta fuori di questa un lampo di colore rosa segnala l’avvio del motore ad induzione Spazio Temporale.

Vedo smorzarsi la scia del lampo e sbuffo una possente nuvola di fumo dalla mia pipa, così seguendo il fumo azzurro disperdersi nel vento ripenso a quella volta che fui richiamato in servizio per una missione in Antartide , sì ma questa è un’altra storia.

 

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